GIUSTIZIA O VENDETTA?
di Tommaso Nasello
Commissione “Disagi Giovanili”
Il nostro socio dott. Giuseppe Abbita ha tenuto venerdì 25 febbraio u.s. nella sede del Club una erudita conferenza dal tema: “Delitti e Castighi: dalla vendetta alla giustizia”. E’ ovviamente impossibile ricreare per chi scrive, e non solo per ragioni di brevità, l’atmosfera sapientemente apprestata dal relatore, per cui questa breve descrizione di quanto, chiaramente e con grande passione, svolto dal dott. Abbita nel suo intervento non può che rappresentare la classica punta dell’iceberg.
Il tema apparentemente ostico si è invece subito rivelato, grazie alla sapiente e gradevole esposizione del relatore, molto piacevole e stimolante. L’incipit ha dato immediatamente l’idea di cosa aspettasse gli intervenuti. Infatti, il relatore ha esordito con un godibilissimo coupe de theatre: una lunga citazione in linguamadre di un illustre pensatore francese. Ha poi proseguito invitando tutti a partecipare ad un viaggio immaginario nella storia, soprattutto dell’antica Grecia e di Roma, nel quale avrebbe accompagnato idealmente l’uditorio per qualche tempo.
In effetti la promessa è stata mantenuta. In breve tempo l’attenzione di tutti si è rivolta alle diverse modalità con le quali nel passato veniva amministrata la giustizia e, di conseguenza, quali fossero le sanzioni applicate ai trasgressori. E’ del tutto evidente poi che il relatore tratteggiando eventi di età arcaica, nell’esposizione non potevano mancare descrizioni “cruente” delle pene inflitte. Ha ricordato a tal proposito che la “sanzione” maggiormente applicata consisteva nel tagliare parti del corpo oppure uccidere il colpevole, in alternativa i “danneggiati” potevano accettare una somma di denaro come risarcimento per il torto subito. Nell’antica Roma ad esempio, se più erano i creditori di un medesimo debitore, questi dopo essere stato ucciso veniva sezionato nel numero di “pezzi” tali da potere soddisfare tutti i creditori, i quali però non potevano pretendere un “pezzo” proporzionato al loro credito, dovevano accontentarsi di quello che ricevevano.
Il relatore, insieme agli inevitabili aspetti violenti, ha però continuamente attinto a piene mani ed elargito ai presenti perle di cultura classica. Ha parlato di Prometeo (colui che riflette prima) e del fratello Epimeteo, con lui in contrasto, e di come Zeus per punire Prometeo di avere restituito il fuoco agli uomini avesse: inviato ai due fratelli, Pandora una donna bellissima ma portatrice di nefaste conseguenze; e, soprattutto inflitto a Prometeo un’atroce punizione, e cioè di avere conficcata nel corpo una colonna che lo immobilizzasse ed un’aquila che ogni giorno gli squarciava il petto e gli mangiava il fegato, che durante la notte gli ricresceva e quindi, all’indomani subire le stesse sofferenze del giorno precedente. Ha illustrato poi il conferenziere come venissero puniti i parricidi, con il colpevole chiuso in un sacco insieme ad un serpente, una scimmia, un cane ed un gallo e descrivendo brillantemente il significato simbolico di tale procedimento punitivo.
Il dott. Abbita ha enucleato innumerevoli fattispecie criminose, prendendo spunto dalle molteplici situazioni riportate dalla cultura del tempo: scritti di Erodoto; varie tragedie greche; la vita, ed a volte la morte, delle Vestali; la precipitazione dei presunti colpevoli dalla Rupe Tarpea e la cosiddetta “Ordalia” che a volte l’accompagnava, pratica giuridica secondo la quale la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato veniva dimostrata con una “prova pratica”: il “precipitato” dalla Rupe se non subiva danni dalla caduta ovvero gli stessi erano di lieve entità dimostrava la propria innocenza, se al contrario periva veniva affermato il giudizio di colpevolezza per l’evidenza della prova!
In conclusione, è stata illustrata la situazione ai giorni nostri, ed il relatore ha avuto modo di sottolineare come in tanti paesi del mondo viga ancora la pena di morte e come in questi paesi, tra le diverse funzioni alle quali la pena deve assolvere, non si riconnetta grande importanza alla funzione rieducativa quanto, piuttosto, alla funzione risarcitoria e retributiva della stessa pena. Da qui l’interrogativo del dott. Abbita: si tratta di giustizia oppure è ancora vendetta come nei tempi antichi?
Tommaso Nasello
Commissione disagi giovanili
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