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Visita degli Oratori del Serpotta
e pranzo con la storia
in compagnia di Gaetano Basile

Palermo, 30 Marzo 2014

 

Una stupenda Domenica trascorsa dai soci del Lions Club di Trapani a Palermo. Questo il risultato di una brillante idea del presidente Gianni Scuderi che tutti ringraziamo e con cui ci complimentiamo. Abbiamo visitato alcuni degli Oratori del Serpotta e del mandamento di Castellammare e poi pranzato con la storia “la cucina al tempo dei Greci e dei Romani” c/o il Living Restaurant di Peppe Giuffrè, guidati dalla affibile presenza di Gaetano Basile, storico e appassionato di gastronomia siciliana.
Giacomo Serpotta è uno degli scultori più illustri del Settecento italiano, famoso per aver realizzato una vera rivoluzione stilistica e culturale rinnovando la tecnica dello stucco, tradizionalmente popolare e povera, in arte ricercata. Nacque nel quartiere della Kalsa nel 1656, fu introdotto all'arte dalla famiglia: il padre infatti è l'autore di due statue della Cappella del Crocifisso nella Cattedrale di Palermo.

Il talento sorprendente di questo grande scultore fa sbocciare un trionfo di bianco lucente e purissimo lungo le pareti di numerose chiese ed oratori di Palermo dando vita a un tripudio di fatti e figure. Si formò, giovanissimo, nella Roma di Bernini, tenendo vivo il ricordo di quella cruciale esperienza nei suoi stucchi, aggiungendovi però le doti della propria personale inclinazione e di una tradizione artistica dai costi più limitati e dai tempi ridotti rispetto alla scultura in marmo. Considerate le proprie limitate possibilità di spesa, confraternite, oratori e chiese di periferia offrirono all'artista l'occasione di dispiegare la propria inesauribile fantasia.
Strati sottili di gesso venivano applicati su un’intelaiatura di legno e metallo, prendendo forma sotto il tocco prodigioso e veloce dell’artista. Visse e operò nella sua città natale ricevendo commissioni da parte di congregazioni religiose anche di altre città siciliane.
Una curiosità relativa all’artista Giacomo Serpotta sta nella firma che apportava ai sui rilievi. Egli, infatti, traendo ispirazione dal proprio cognome si firmava usando una piccola lucertola (dal dialetto: “serpuzza“) o una conchiglia (simbolo di S. Giacomo).


Giuseppe Di Marco
ITO L.C. Trapani

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